Commenti & Opinioni


Home Page | Commenti | Articoli | Faq | Documenti | Ricerca | Archivio | Storie dalla Sala Macchine | Contribuire | Imposta lingua:en it | Login/Register


Lavorare da casa o non lavorare?

La Tassa Sul Lavoro Da Casa

Non so se la cosa ha avuto al di fuori dell'Olanda il risalto che ha avuto qui, quindi c'e' una buona possibilita' che non abbiate la piu' pallida idea di cosa accidenti sto dicendo. Ondepercui, permettetemi di chiarificare.

All'inizio di Novembre, la Deutsche Bank (banca centrale tedesca), ha pubblicato sul suo "giornale" Konzept, un mega-articolo sulle possibili politiche da applicare per facilitare, o guadagnare vantaggi da, la conclusione di questa... hemmm... scomoda situazione in cui ci troviamo (aka: Covid-19).

Il mega-documento, che trovate qui, copre una vasta gamma di cose, dalle prossime politiche economiche ad eventuali cambiamenti legali. Attenzione: questo coso, e tutto il "giornale", non sono proposte politiche o cose simili, Konzept e', come descritto nella prima pagina del sito "is a research magazine published at regular intervals that addresses the fundamental issues driving the world of economics and finance: it provides a platform for Deutsche Bank analysts to share their findings with clients and the wider world". Quindi e' piu' o meno una piattaforma per gli analisti di DB per parlare di quello che gli interessa e (IMHO) non dovrebbe essere preso piu' seriamente di questo sito che state leggendo.

Tuttavia, una piccola parte di quel documento sembra aver trovato una enorme cassa di risonanza in parecchi posti, dato che e' stato citato da svariati giornali finanziari ed e' finito in prima pagina in parecchi giornali locali.

Il pezzettino (due miserande pagine su un totale di 83), affronta un tema particolarmente spinoso: quelli che possono (e vogliono) lavorare da casa e quelli che no.

Che significa tutto cio'? Che la Grande Epidemia ha dimostrato chiaramente che c'e' una grossa fetta di popolazione che NON PUO' lavorare da casa. E non stiamo parlando solo di tutti quelli impiegati nell'industria, c'e' parecchia gente che deve necessariamente recarsi "sul posto" per fare il loro lavoro. Chi si occupa di costruzioni, ristoratori, albergatori, guidatori di bus/camion/treni, distribuzione eccetera.

Mentre i "privilegiati", soprattutto lavoratori della cosiddetta "new economy" (aka: tutti quelli che hanno a che fare con Interdet e compagnia cantante), possono starsene tranquillamente a casa e continuare a fare quello che hanno sempre fatto, senza nessuna conseguenza "economica".

Confrontati da un elevato numero di chiusure e fallimenti vari, soprattutto nel campo della ristorazione/accoglienza e nei centri cittadini, dove gli uffici chiusi e l'imposizione di lockdown significano zero clienti per i vari locali, gli analisti di DB hanno cominciato a pensare a come si puo' "bilanciare" la situazione nel futuro.

Perche', come detto da altri, anche se l'epidemia dovesse finire domani, parecchia gente propenderebbe per continuare a lavorare da casa ed evitare l'ufficio come la... hemm... peste. E questo significa che la condizione di crisi in cui altri settori si trovano a causa dell'epidemia, diventerebbe la nuova normalita'.

Quindi... come affrontare il fatto che una bella fetta della popolazione che era "produttiva" (dal punto di vista economico) non lo e' piu' o lo e' molto meno, e non e' colpa loro. E dato che il cambiamento si e' presentato in modo piuttosto subitaneo, il governo e' chiamato in causa per fare qualche cosa nel breve periodo.

E le possibilita' del governo non e' che siano tante. Quello che viene proposto dagli analisti della DB e' l'istituzione di una tassa per "lavoratori da casa".

E qui' bisogna fare un bel po' di specifiche. Perche', ricordiamocelo, i "lavoratori da casa" sono sempre esistiti. Dagli scrittori, musicisti, insegnanti, consulenti e chiunque svolge il proprio lavoro in un "laboratorio" o "ufficio" che e' parte della propria abitazione. Tutta questa gente, ufficialmente, lavora da casa. E non ha mai lavorato altrove.

Quindi cio' che viene proposto e' solamente per personale di aziende che HANNO degli uffici e questi sono agibili (cioe' non siamo in una situazione dove il governo ha dichiarato un Lockdown).

Ma questo ha scatenato parecchie discussioni. Perche', si', chi decide di lavorare da casa anche se non ce ne sarebbe bisogno ovviamente "danneggia" l'economia di tutti quelli che si basano sulla presenza di gente in giro per il loro lavoro, ma allo stesso momento il fatto di NON andarsene in giro significa ridurre in quantitativo di gente che se ne va in giro, e quindi l'inquinamento e la congestione delle citta'.

Inoltre, l'idea di lavorare da casa, richiede l'esistenza di connettivita' ed il supporto di altre strutture che non sempre sono all'altezza della situazione.

Chiaramente, il problema maggiore e' la semplice massa di gente coinvolta nella cosa, se parliamo solo della Germania (che e' dove gli analisti hanno fatto i loro calcoli ovviamente), su ~45 milioni di lavoratori, un bel 67% hanno (e stanno tutt'ora) lavorando da casa, questo significa quasi 30 milioni di "clienti" in meno per tutta una serie di esercizi.

Cosa ne penso io della cosa?

Sorvolando sul fatto che io ho scelto di andare in ufficio comunque, e che dopo un po' ho deciso che l'essere in ufficio e' meglio per me che essere a casa, penso che sia venuto il momento di rivedere un po' quello che chiamiamo "lavoro" in senso generale. In particolare, l'orario. Che senso ha, per esempio, lavorare "dalle 9 alle 5" o cose cosi'? Ha senso (parzialmente) in lavori di manifattura o costruzione, dove un gruppo di gente deve lavorare in sincronia per poter svolgere la propria attivita'. Ha (parzialmente) senso nella ristorazione, perche' per qualche motivo, si e' deciso che "l'ora di pranzo" e' nei dintorni del mezzogiorno, mentre "l'ora di cena" e' dalle 19 alle 20 (tranne che in Spagna). Ma queste sono cose che sono state decise per motivi aleatori e non sono di certo scritte nella pietra, nessuno ci impedisce di cambiare.

Per altro, quasi tutto il lavoro di ufficio potrebbe, data una infrastruttura funzionante, essere "liberato" dalle restrizioni di orario che sono un retaggio del 1800. Anche se mi serve qualche cosa da un ufficio pubblico, niente mi impedisce di inviare una richiesta a qualunque ora del giorno o della notte e poi ricevere una risposta successivamente. L'idea di dover andare fisicamente in un ufficio per parlare con qualcuno e' abbastanza vetusta oramai. 

E che e' veramente l'ora di rivedere quanto (e come) i vari "lavoratori" vengono compensati. La struttura dei "salari" e' ancora legata ad una idea del lavoro che e' risalente all'inizio della rivoluzione industriale e qualche volta anche piu' vecchia.

Non importa come vogliamo girarla, non c'e' dubbio che questa epidemia abbia dimostrato e portato alla luce tutta una serie di problematiche che esistevano gia' ma erano molto meno visibili e/o sentite. E gli strascichi si sentiranno per parecchio a lungo.
 

Davide Bianchi
16/11/2020 14:29

I commenti sono aggiunti quando e soprattutto se ho il tempo di guardarli e dopo aver eliminato le cagate, spam, tentativi di phishing et similia. Quindi non trattenete il respiro.

39 messaggi this document does not accept new posts

WM

Di WM postato il 17/11/2020 09:05

buondi' Davide

sono parzialmente d’accordo con te. sono d’accordo, o meglio condivido la tua posizione (e' lo stesso? :mumble:) quando dici che essere in ufficio e' meglio. anch'io preferisco essere in ufficio (avendo comunque la possibilita' di usufruire del telelavoro come altri miei colleghi che lo fanno, vuoi per comodita' [figli piccoli a casa] vuoi per paura [prossimi alla pensione e quindi potenzialmente piu' vulnerabili]) perche' rispetto a casa ho meno distrazioni e soprattutto il tran-tran della routine casa-lavoro-casa mi mette in carreggiata. per non parlare poi di quando ho bisogno di usare la strumentazione che i test del mio lavoro richiede

non sono invece d’accordo sul discorso orario, almeno non completamente. per quanto il lavoro di impiegati come noi (io lo sono e, mi pare di capire, anche tu) possa essere svolto sostanzialmente in maniera autonoma, e' comunque necessaria una fase di confronto che, per considerazioni compatibili con il punto precedente (lavoro in ufficio) deve essere fatta in presenza fisica, e quindi contemporanea

questo non significa che non apprezzi la flessibilita' di orario, anzi la uso molto volentieri. magari non molto in questi giorni dove il traffico e' decisamente ridotto (tranne giornate, guarda un po'!, come oggi dove un incidente fa un bel casino) ma l'orario flessibile mi aiuta a svicolare un pochino dal traffico caotico, piuttosto di gestire attivita' extra lavorative (visite mediche e quant'altro) in modo da non ledere ne' il monte ore ferie/permessi e contemporaneamente non ridurre la propria efficienza in ditta

per non dimenticare il fatto che spesso mentre il lavoro "gira" non si pianta tutto a meta' dicendo "l'orario e' finito! tutti a casa" ma si continua finche' va. e vederselo riconosciuto permettendo di ridurre il lavoro in altre giornate non e' una pessima idea..

-- WM

Davide Bianchi

@ WM Di Davide Bianchi postato il 17/11/2020 12:33

non sono invece d’accordo sul discorso orario, almeno non completamente. per quanto il lavoro di impiegati come noi (io lo sono e, mi pare di capire, anche tu) possa essere svolto sostanzialmente in maniera autonoma, e' comunque necessaria una fase di confronto che, per considerazioni compatibili con il punto precedente (lavoro in ufficio) deve essere fatta in presenza fisica, e quindi contemporanea

Ma nessuno ti impedisce di andare in ufficio una volta alla settimana per presenziare alle varie riunioni eccetera, ed ovviamene, dato che sono RIUNIONI saranno stabilite in un certo orario.

Il mio punto e' che questa idea di "lavorare 8 ore" e' una grande cazzata. Parliamoci chiaro: NESSUNO lavora in continuazione. Non importa se rimango in ufficio 12 ore, sicuramente non le passo tutte a lavorare. Quindi perche' prenderci per il culo? 

-- Davide Bianchi

WM

@ Davide Bianchi Di WM postato il 18/11/2020 08:37

Il mio punto e' che questa idea di "lavorare 8 ore" e' una grande cazzata. Parliamoci chiaro: NESSUNO lavora in continuazione. Non importa se rimango in ufficio 12 ore, sicuramente non le passo tutte a lavorare. Quindi perche' prenderci per il culo? 

sono pienamente d'accordo!

ho pero' riscontrato che in molti casi e' l'interazione con i colleghi che permette di avere buone nuove idee (oltre alla vagonata di str...ate) e questo accade solo in presenza

ma come dici tu non e' necessario essere presenti 8 ore. pero' piu' ci si interfaccia, piu' idee si possono avere ;-\)

-- WM

Nik

@ Davide Bianchi Di Nik postato il 30/11/2020 13:05

Il mio punto e' che questa idea di "lavorare 8 ore" e' una grande cazzata. Parliamoci chiaro: NESSUNO lavora in continuazione. Non importa se rimango in ufficio 12 ore, sicuramente non le passo tutte a lavorare. Quindi perche' prenderci per il culo? 

Sono d'accordo sul fatto che il concetto delle "8 ore" come modello è superato, così come sul fatto che anche stando in ufficio 8/10/12 ore non le passiamo tutte a lavorare. Però occorre vedere anche in relazione al lavoro/servizio che si svolge, perché in molti casi è più una questione di "tempo dedicato" che di "lavoro" in senso stretto.

Esempio pratico: attualmente lavoro in una software house che produce - e vende sull'intero territorio nazionale - gestionali verticalizzati e moduli vari dedicati alle aziende di certi settori e naturalmente svolgiamo anche l'assistenza sui nostri prodotti, assistenza che si svolge sempre in teleassistenza (quindi potremmo lavorare da casa anche in assenza di pandemie e calamità varie). Ora, dato che le aziene nostre clienti fanno produzione e/o logistica, noi dobbiamo essere a loro disposizione in una fascia oraria che possa andar bene mediamente per la maggior parte di loro, per cui le classiche 8 ore giornaliere - durante le quali ci chiamano o scrivono per chiedere assistenza "al volo" o prenotare appuntamenti -  sono comunque la soluzione migliore.

 

 

-- Se striscia fulmina, se svolazza l'ammazza

Messer Franz

Di Messer Franz postato il 17/11/2020 09:06

Figurati se mettono una nuova tassa!

Perchè i politici alzino la tassazione nonostante la crisi (già precedente al covid ma aggravata da esso)  bisognerebbe che gli interessasse solo avere una scusa per poter tassare di più ed avere soldi nell'immediato e chissene se l'economia crolla, che se ne occupi il governo successivo del problema!

I capi di stato democraticamente eletti pensano al bene della popolazione, mica ad avere soldi per i loro amici e basta!

Ma dove sei vissuto finora?

Ho i miei annetti e te lo posso confermare, qui su Urano le cose vanno così da sempre!

Ah, già, tu sei sulla Terra...allora auguri...ne hai bisogno...

-- Messer Franz

Francesco

Di Francesco postato il 17/11/2020 09:20

Ciao Davide, solo per segnalarti un refuso (cestina pure il commento):

Deutsche Bank non è la banca centrale tedesca (quella è la Deutsche Bundesbank), ma ovviamente la maggior banca privata tedesca...

Buona giornata e buon lavoro!

Francesco Moretto

-- Francesco

Federico

Di Federico postato il 17/11/2020 09:30

Ti confermo che anche qui la notizia è arrivata, magari difficile da notare in mezzo a tutte le covid-news che impestano la stampa italiana da 9 mesi a questa parte.

Comunque se devo dire la mia su 'sta cosa del lavoro da casa, credo che pochi abbiano sottolineato un problema non da poco. E' vero che riduce il traffico e quindi l'inquinamento (e cio' e' bene), e' vero che mette in crisi tutto l'indotto dato dai lavoratori non piu' in giro (e cio' e' male) ma nessuno mi pare abbia preso in considerazione il fatto che l'ufficio non è solo il posto in cui si produce, ma e' anche un grosso fattore di socializzazione. Per alcuni l'unico.

Lavorare da casa per molti, tipo i single, significherebbe non avere più rapporti umani con nessuno perchè la chat o la videoconferenza non sono certo sufficienti. E questo porta a alienazione. Tremo al pensiero di una vita passata in solitudine davanti a un monitor. Gia' adesso il cervello di moltissimi e' stato sostituito dallo smartphone (e temo che la psicosi da covid abbia molto a che fare con questo), se poi gli togli anche quegli unici momenti in cui potrebbero avere relazioni con esseri a base carbonio invece che silicio la frittata e' fatta. Ed ecco servita una bella umanita' di cerebrolesi totali. Vabbe' che anche cosi'.....

-- Federico

Davide Bianchi

@ Federico Di Davide Bianchi postato il 17/11/2020 12:36

il fatto che l'ufficio non è solo il posto in cui si produce, ma e' anche un grosso fattore di socializzazione. Per alcuni l'unico.

Questo non e' un problema dell'ufficio o delle aziende, ma del singolo. Se l'unico modo che qualcuno ha di "socializzare" e' essere chiuso a forza in un edificio con altra gente chiusa a forza... forse dovrebbe rivedere un attimo le proprie attitudini.

-- Davide Bianchi

Federico

@ Davide Bianchi Di Federico postato il 17/11/2020 21:47

Questo non e' un problema dell'ufficio o delle aziende, ma del singolo. Se l'unico modo che qualcuno ha di "socializzare" e' essere chiuso a forza in un edificio con altra gente chiusa a forza... forse dovrebbe rivedere un attimo le proprie attitudini.

 

D'accordissimo, non e' un problema dell'ufficio ma del singolo. Pero' questo non toglie che per molti e' cosi'. Ne conosco parecchi. E purtroppo non e' cosi' semplice cambiare attitudine: sono lavori da fare su se stessi che possono richiedere anni e non hanno nessuna garanzia di riuscita. Nel frattempo non e' che li possiamo semplicemente buttare a mare, o perlomeno non e' cosi' che mi piace concepire l'esistenza.

 

-- Federico

gabriel

@ Federico Di gabriel postato il 26/11/2020 06:27

 

Questo non e' un problema dell'ufficio o delle aziende, ma del singolo. Se l'unico modo che qualcuno ha di "socializzare" e' essere chiuso a forza in un edificio con altra gente chiusa a forza... forse dovrebbe rivedere un attimo le proprie attitudini.

 

D'accordissimo, non e' un problema dell'ufficio ma del singolo. Pero' questo non toglie che per molti e' cosi'. Ne conosco parecchi. E purtroppo non e' cosi' semplice cambiare attitudine: sono lavori da fare su se stessi che possono richiedere anni e non hanno nessuna garanzia di riuscita. Nel frattempo non e' che li possiamo semplicemente buttare a mare, o perlomeno non e' cosi' che mi piace concepire l'esistenza.

 

em.... posso far rispettosamente notare che le aziende da 10 anni a questa parte si occupano anche del sociale?

si, le aziende, almeno quelle grandi, si occupano anche di far socializzare i colleghi.

si è un po' una cavolata, tuttavia è così che si comportano.

 

-- gabriel

Davide Bianchi

@ gabriel Di Davide Bianchi postato il 27/11/2020 09:55

em.... posso far rispettosamente notare che le aziende da 10 anni a questa parte si occupano anche del sociale?

Si, me ne sono accorto. E quello che penso della cosa e' che e' una cagata pazzesca. Come dissi tanto tempo fa ad uno dei miei "capi" che si lamentava che io non partecipavo mai ai vari "raduni sociali" dell'azienda: la mia vita comincia quando ESCO da quella porta, ed io decido cosa ne faccio.

-- Davide Bianchi

Anonymous coward

@ Davide Bianchi Di Anonymous coward postato il 29/12/2020 18:42

 

em.... posso far rispettosamente notare che le aziende da 10 anni a questa parte si occupano anche del sociale?

Si, me ne sono accorto. E quello che penso della cosa e' che e' una cagata pazzesca. Come dissi tanto tempo fa ad uno dei miei "capi" che si lamentava che io non partecipavo mai ai vari "raduni sociali" dell'azienda: la mia vita comincia quando ESCO da quella porta, ed io decido cosa ne faccio.

 

Non hai partecipato alla coppa Cobram ?

-- Anonymous coward

Anonymous coward

@ Federico Di Anonymous coward postato il 20/11/2020 13:25

Comunque il posto dove si rimorchia meglio è il supermercato, anche se lavori da casa, al supermercato ci devi andare, poi con le lunghe file della fase uno si rimorchiava anche di più.

 

-- Anonymous coward

Thomas

Di Thomas postato il 17/11/2020 10:19

Il problema è che rivedere il concetto di lavoro salariato scontenterebbe prima di tutto i dipendenti.

Ora come ora, diciamolo fuori dai denti, se in un ufficio ci sono venti persone, quindici "vivacchiano", tre non fanno un emerito cazzo e due fanno da locomotiva per tutti.



Con un sistema non basato sul mero numero di ore lavorate ma sui risultati prodotti, dovresti decurtare lo stipendio a diciotto persone (tre delle quali lo vedrebbero crollare a picco, o verrebbero proprio licenziate). Quante speranze ci sono che quei diciotto accettino la cosa?



E se la vita m'ha insegnato qualcosa, le due locomotive sono anche abbastanza "fesse col cuore" da dire che, nah, va bene così, al limite un piccolo aumentino sarebbe gradito, ma niente di più...

-- Thomas

Davide Bianchi

@ Thomas Di Davide Bianchi postato il 17/11/2020 12:37

Il problema è che rivedere il concetto di lavoro salariato scontenterebbe prima di tutto i dipendenti. Ora come ora, diciamolo fuori dai denti, se in un ufficio ci sono venti persone, quindici "vivacchiano", tre non fanno un emerito cazzo e due fanno da locomotiva per tutti.

Yep! Tutti vogliono la "meritocrazia", essere pagati per quanto si vale e si fa... finche' qualcuno non la vuole implementare davvero.

 

-- Davide Bianchi

Messer Franz

@ Davide Bianchi Di Messer Franz postato il 18/11/2020 09:16

Mia madre (professoressa) quando hanno introdotto a scuola il lavoro in gruppo (quelli di alunni per fare ricerche o simili) hanno coniato un simpatico modo di dire : "nel lavoro di gruppo c'è un mucchio di asini che non fanno niente ed un povero mulo che fa tutto"

 

Il problema è che rivedere il concetto di lavoro salariato scontenterebbe prima di tutto i dipendenti. Ora come ora, diciamolo fuori dai denti, se in un ufficio ci sono venti persone, quindici "vivacchiano", tre non fanno un emerito cazzo e due fanno da locomotiva per tutti.

Yep! Tutti vogliono la "meritocrazia", essere pagati per quanto si vale e si fa... finche' qualcuno non la vuole implementare davvero.

 

 

 

-- Messer Franz

Daniele Levi

Di Daniele Levi postato il 17/11/2020 10:23

Ciao BigD, lettura interessante: non conoscevo questo articolo.

Relativamente allo smart work (che io non amo per nulla, ma lo dico solo in riferimento a me, non dico che sia in assoluto sbagliato, nè giusto...) sarà in effetti interessante vedere cosa succederà post-pandemia.

Ma finchè saremo in questa situazione poco da dire: serve e va fatto laddove possibile.

Perchè dico che non lo amo? Perchè per mia indole "casa è casa, lavoro è lavoro", un riassunto un pò (tanto) superficiale per dire che sono due aree della vita personale che si completano, ma non mi piace che si mescolino; però ribadisco, posizione assolutamente ed esclusivamente personale che racconto volentieri, ma che non voglio imporre a nessuno.

Quello che di certo oggi manca (per lo meno in Italia, ma -comincio a capire- anche altrove) è una struttura contrattuale e regolatoria dello smart work.

Ma c'è un "ma"... dove ho una opinione parzialmente diversa è sul tema "orari di lavoro": chiaro che se sono troppo ristretti non va mica bene, ma trovo nel contempo giusto mettere dei paletti per evitare anarchia. Il tema è capire quanto possano essere larghi questi paletti, ma qui sconfineremmo in discussioni fuori tema, quindi mi fermo :-\)

Un caro saluto e a presto.

Daniele

-- Daniele Levi

Mirko Schiavolin

Di Mirko Schiavolin postato il 17/11/2020 12:01

Bella riflessione, Davide.

Io sono uno di quelli che potrebbe lavorare da casa (come adesso). Ma: durante il giorno normalmente non vanno riscaldamento e luce, per esempio.

Dovrei attrezzare una vera scrivania (le sedie del soggiorno mi stanno spaccando la schiena...)

Fortunatamente ho una buona connessione, ma la pago io, mica la mia azienda.

Mangiare, mangio comunque.

Io faccio anche assistenza, e l'assistenza la faccio in orario di produzione. Non posso "flessibilizzare" l'orario di lavoro. E se lavoro di più, lo faccio per la gloria.

Per cui: perché dovrei lavorare da casa? Lavoro molto meglio in ufficio...

Il rivedere il modo di lavorare sicuramente rientra nelle cose da fare. LA valutazione non la lascerei solo ad analisti e d economisti, però

-- Mirko Schiavolin

Thomas

@ Mirko Schiavolin Di Thomas postato il 17/11/2020 16:09

 

@Mirko:

Beh, mi sembra che i tuoi problemi siano legati ad una mancanza di organizzazione che dal lavoro da remoto in sé. Chi lavora da remoto dovrebbe avere un qualche tipo di benefit aziendale per far fronte ai problemi che citi.

Per capirci: chi deve essere sempre reperibile di norma ha un telefono aziendale spaesato di tutto, chi deve spostarsi molto ha auto aziendale e/o buoni carburante... a chi lavora da remoto sarebbe giusto dare un conquibus per la connessione ad internet e un piccolo rimborso per l'attrezzatura da ufficio, tipo una sedia un poco decente.

​​​

-- Thomas

Mirko Schiavolin

@ Thomas Di Mirko Schiavolin postato il 20/11/2020 07:45

@Thomas:

Ovviamente io parlo per me.

Ed è una questione che non si discute con due commenti sotto ad un post. Nelle risposte sopra ho trovato altre argomentazioni che condivido, tra le quali quella di tenere separati lavoro e famiglia, per esempio. Dubito che tutti quelli che lavorano a casa abbiano uno spazio ufficio...

Inoltre, come la maggior parte degli impiegati nel terziario, si ha un orario di 8 ore, ma in realtà si viene pagati "a mese" (io, se devo andare da un cliente a Padova, e sto i giro dalle 5:30 alle 20:15, vengo pagato come se avessi fatto otto ore in ufficio).

Il discorso di base è che il cosiddetto SmartWorking non si improvvisa. Una mia amica che lavora per un'assicurazione, ha fatto un mese di formazione su come organizzarsi per lo smart a casa.

In Italia questo tipo di cultura non c'è, ed ho notato che anche presso la mia sede centrale (Hannover) non è che siano così sul pezzo.

Poi sono d'accordo sul fatto che le situazioni personali valgono uno, se prese in sé.

 

@Mirko:

Beh, mi sembra che i tuoi problemi siano legati ad una mancanza di organizzazione che dal lavoro da remoto in sé. Chi lavora da remoto dovrebbe avere un qualche tipo di benefit aziendale per far fronte ai problemi che citi.

Per capirci: chi deve essere sempre reperibile di norma ha un telefono aziendale spaesato di tutto, chi deve spostarsi molto ha auto aziendale e/o buoni carburante... a chi lavora da remoto sarebbe giusto dare un conquibus per la connessione ad internet e un piccolo rimborso per l'attrezzatura da ufficio, tipo una sedia un poco decente.

​​​

 

 

-- Mirko Schiavolin

Anonymous coward

Di Anonymous coward postato il 19/11/2020 11:01

quando lavoravo per $logistica c'era un collega che faceva un mare di straordinario.

Entrava alle 6 usciva alle 21 tutti i giorni ma a volte si fermava oltre, spesso gli ho visto aprire ticket al reparto it (dov'ero io) alle fottute 23 (e si si potevano aprire solo da pc in ufficio).

 

Il problema è che lui, come TUTTO l'ufficio, aveva attività da svolgere tra le 8 e le 18, al di fuori di quella fascia oraria se smaterializzavi la sede e la ricostruivi identica per il giorno successivo nessuno l'avrebbe notato.

Il suo ruolo, sopratutto, essendo al bancone a ricevere i clienti aveva orari fissi (non veniva fisicamente permesso l'accesso clienti al di fuori di quelle fasce orarie).

L'utente in questione quindi in tali straordinari non era possibile stesse lavorando eppure si fermava di più in ufficio e questo straordinario veniva pagato.

Non è da dire che $logistica è fallita, vero?(no non solo per quello, le cazzate del management furono clamorose, un giorno scriverò qualche storia mi sa).

-- Anonymous coward

Anonymous coward

Di Anonymous coward postato il 19/11/2020 11:29

Deutsche Bank non è la banca centrale crucca, che invece è la Bundesbank. Deutsche Bank è una banca decotta e fallita piena di titoli tossici pari a decine di volte il pil tedesco, tenuta in vita perché i tedeschi fanno quello che vogliono...

-- Anonymous coward

Anonymous [mariodamore] coward

Di Anonymous [mariodamore] coward postato il 19/11/2020 15:01

Concordo con Davide su tutto.



Qui in germania se ne parla in maniera anche molto critica.

Non ho mai sentito "smart working", qui in genere si parla di "home office" quando lavori da casa. La storia della flessibilitá non mi tocca troppo quindi non so come funzoini (sono nell'ambito universitario/ricerca).



Il mio punto è anche che se uno fosse assunto come esterno avrebbe uno stipendio diverso: se assumi un consulente esterno vedi quanto lo paghi.



Da mia moglie tipo il datore di lavoro risparmia un botto non avendo da fornire infrastrutture per i lavoratori e affittare /comprare uffici e hanon deciso al ritorno di diminure i posti al 60% e fare a rotazione da casa, quindi se passasse questa cosa ti forzerebbero a pagare una tassa extra.

Quindi per me, ok più tasse, ma più stipendio anche per far fronte ai costi casalinghi.

Se devo avere un carico di tasse in più, voglio avere il "privilegio" e non solo l'inculata di dover anche pagare di più perché sto a casa, che quest'anno non era manco una opzione libera.



Un punto contro che avevo letto era la questione ambientale : a parte i trasporti, gli uffici grandi sono energeticamente piú efficienti di millemila piccoli appartamenti. Si parlava dell'inverno per riscaldamento, ma anche dell'estate in posti come USA dove condizionano a 15C come niente.

Inoltre, se la base è "aiutare chi è in difficoltà facendo pagare chi ha privilegi" perché non aumentare le tasse a tutti di pochi  % e dirigere questo flusso a chi ha bisogno? Chi guadagna meno sarà me o toccato, chi guadagna di più lo sarà di più. Questa cosa mi ricorda vagamente la tassa sull'equo compenso imposta da SIAE in italia su tutti i dispositivi di archiviazione : tutti rubano, quindi tassiamo tutti per compensare chi ci perde (magari).

La questione di dividere home/office é importantissima, se il lavoro da casa fosse sempre stato a questi livelli, moltissima gente non vivrebbe in cittá con poco spazio ma piú in campagna con piú spazio per dividere le mansioni (me incluso).



PS: @Davide sulla registrazione ricevo un bellissimo "error" senza altri commenti...

Sono su Firexox 83.0 da Linux, se serve.

-- Anonymous [mariodamore] coward

Nik

@ Anonymous [mariodamore] coward Di Nik postato il 30/11/2020 15:11

Non ho mai sentito "smart working", qui in genere si parla di "home office" quando lavori da casa.

Ma infatti "smart working" non significa nulla: è un termine che usiamo solo in Italia perché usare parole inglesi con la parola "smart" davanti fa tanto "DUEPUNTOZERO". Nel resto del mondo si usa appunto "home office" o espressioni simili. 

Fra l'altro in Italia nessuno ricorda il termine "telelavoro", coniato almeno 20 anni fa ma poi sparito perché non avevamo i mezzi per attuarlo sul serio. Termine fose criticabile, ma sicuramente più sensato e meno impreciso di "smart working".

-- Se striscia fulmina, se svolazza l'ammazza

Guido

Di Guido postato il 20/11/2020 14:24

Ora non so quanto ci metti tu ad andare in ufficio, ma quando lavoravo per $ENTE erano 35km ad andare e 35 a tornare.

Dovevo prendere i figlioli e questo voleva dire entrare alle 7 per usicre alle 15/1530 (con pochissima pausa pranzo).

Salvo imprevisti (ritardi, riunioni a tradimento, code in superstrada).

La flessibilita' che mi permette lo smartworking e' impagabile, posso anche andare a fare 1h di sport e recuperare l'ora successivamente, cosa che in ufficio non era (materialmente) possibile.

Poi e' vero sono uno dei pochi fortunati che puo' farlo...

-- who uses Debian learns Debian but who uses Slackware learns Linux

Anonymous [mariodamore] coward

@ Guido Di Anonymous [mariodamore] coward postato il 24/11/2020 09:58

Personalmente, sono circa 20km che da 5 anni faccio in bici, diciamo 50 minuti mediamente, portando figlia all'asilo prima e la moglie la recupera.



Almeno ho unito sport + commute e mi sono creato una dipendenza tipo droga per la bici e una bella sinusite ogni anno in autunno inverno...



Una cose che pensavo : se siamo "privilegiati" ora, allora eravamo "svantaggiati" prima andando al lavoro, ma senza nessun compenso (soldi in piu', ferie in piu', roba in piu') , no?

 

Ora non so quanto ci metti tu ad andare in ufficio, ma quando lavoravo per $ENTE erano 35km ad andare e 35 a tornare.

Dovevo prendere i figlioli e questo voleva dire entrare alle 7 per usicre alle 15/1530 (con pochissima pausa pranzo).

Salvo imprevisti (ritardi, riunioni a tradimento, code in superstrada).

La flessibilita' che mi permette lo smartworking e' impagabile, posso anche andare a fare 1h di sport e recuperare l'ora successivamente, cosa che in ufficio non era (materialmente) possibile.

Poi e' vero sono uno dei pochi fortunati che puo' farlo...

 

 

-- Anonymous [mariodamore] coward

Davide Bianchi

@ Anonymous [mariodamore] coward Di Davide Bianchi postato il 27/11/2020 09:57

Una cose che pensavo : se siamo "privilegiati" ora, allora eravamo "svantaggiati" prima andando al lavoro, ma senza nessun compenso (soldi in piu', ferie in piu', roba in piu') , no?

Humm.. Non so come sono le cose dalle tue parti, ma da queste parti le aziende danno un rimborso monetario per il tragitto casa/ufficio fino ad un massimo annuale, in molti casi pagano in toto l'abbonamento per i trasporti pubblici o forniscono altre cose (biciclette gratis per esempio ed il parcheggio per le bici e' gratuito in citta', le macchine pagano).

-- Davide Bianchi

Anonymous [mariodamore] coward

@ Davide Bianchi Di Anonymous [mariodamore] coward postato il 28/11/2020 10:09

Humm.. Non so come sono le cose dalle tue parti, ma da queste parti le aziende danno un rimborso monetario per il tragitto casa/ufficio fino ad un massimo annuale, in molti casi pagano in toto l'abbonamento per i trasporti pubblici o forniscono altre cose (biciclette gratis per esempio ed il parcheggio per le bici e' gratuito in citta', le macchine pagano).

A quanto so qui (DE) c'e' un rimborso tasse di tot cents/km, mi pare 30c per il 2020 fino a un massimo di 4.5k euro/anno, indipendentemente dal tipo di mezzo di trasporto. Questo vale per tutti i lavoratori, non solo noi privilegiati.

Io lavoro nel pubblico, magari nel privato "startupper" é diverso, ma da mia moglie (industria) e da da me c'e' un max 5% di sconto sui trasporti pubblici, che é meno di quanto ti sconta l'ente trasporti se fai un biglietto a annuale.



Parcheggio : ma si paga per la bici da qualche parte nel mondo? Da me al lavoro gia' mi hanno rubato una molto buona bici, per dire quanto sono sicuri.



PS : Comunicazione di servizio. Non riesco a farmi arrivare la mail di registrazione ne a gmail (ho letto che é problematico) ne' ad altre email. Strange.

-- Anonymous [mariodamore] coward

Davide Bianchi

@ Anonymous [mariodamore] coward Di Davide Bianchi postato il 30/11/2020 07:44

Parcheggio : ma si paga per la bici da qualche parte nel mondo? Da me al lavoro gia' mi hanno rubato una molto buona bici, per dire quanto sono sicuri.

Si', se sono "controllati".

Mail: mail in prive' please.

 

 

-- Davide Bianchi

Marco

Di Marco postato il 25/11/2020 12:34

Come dice Guido, dipende anche dalla distanza: io ho 44 km andare e altrettanto al ritorno. Non ho disturbi a casa, e i costi aggiuntivi (un po' più di luce e riscaldamento) sono niente a confronto del risparmio di carburante.

Lavoro nell'industria, ma tutto il reparto IT mondiale della nostra azienda lavora senza intoppi da casa (poi ogni tanto in ufficio ci devi essere, che testare una stampante di etichette industriale non lo faccio certo da casa).

Anyway, il sunto è che ben venga avere 2 o 3 giorni da lavorare da casa, per me. Che sia un privilegio da tassare però, non sono tanto d'accordo. Soprattutto se serve a sovvenzionare chi, finora, viveva della deportazione quotidiana di tanti pendolari.

 

-- Marco

Davide Bianchi

@ Marco Di Davide Bianchi postato il 27/11/2020 10:00

Anyway, il sunto è che ben venga avere 2 o 3 giorni da lavorare da casa, per me. Che sia un privilegio da tassare però, non sono tanto d'accordo. Soprattutto se serve a sovvenzionare chi, finora, viveva della deportazione quotidiana di tanti pendolari.

Si', ed e' quello il punto. "chi viveva della deportazione forzata".. ma loro non hanno forzato la cosa, ed adesso abbiamo (tutti, perche' quella gente pagava le tasse e contribuiva all'economia) un problema da risolvere.

 

 

-- Davide Bianchi

Anonymous coward

Di Anonymous coward postato il 26/11/2020 01:47

Vorrei contribuire con i miei just 2 cents: qui da me, azienda medio grande, sono preoccupati per 2 situazioni in particolare. Si ritiene da parte dei lavoratori e da parte sindacale che con lo smart working la persona sia molto più controllata e controllabile, quindi possono facilmente emergere dipendenti o reparti che hanno poco da fare e che in parte o in tutto potrebbero non essere più necessari

La seconda grossa paura è che il lavoratore non più in ufficio sta a casa ma potrebbe essere dovunque. Nel senso, una volta che non occorre la tua presenza, allora puoi stare in qualsiasi parte del mondo. Cosa impedirà alle aziende di andarsi a cercare lavoratori a costo ridotto, dimezzato o quasi zero in vietnam, in romania, in india, in venezuela...? Sarà sufficiente che siano ovviamente competenti per quanto riguarda il lavoro da svolgere e che parlino (un minimo?) di italiano. 

Non so quanto siano fondate queste preoccupazioni ma di certo la situazione lavorativa cambierà molto, perchè tutte le aziende con vistosi cali di fatturato dovranno escogitare soluzioni ingegnose per tentare di sopravvivere. E a rimetterci ho paura che saranno sempre gli stessi

-- Anonymous coward

Davide Bianchi

@ Anonymous coward Di Davide Bianchi postato il 27/11/2020 10:03

quindi possono facilmente emergere dipendenti o reparti che hanno poco da fare e che in parte o in tutto potrebbero non essere più necessari

Se non erano o sono necessari, che cavolo facevano i loro supervisori fino ad ora? Dormivano?

Cosa impedirà alle aziende di andarsi a cercare lavoratori a costo ridotto, dimezzato o quasi zero in vietnam, in romania, in india, in venezuela...?

Che cosa glielo impedisce adesso? Che cosa glielo impediva prima? Lo hanno sempre fatto, anche con la manifattura. Che cosa impedisce a TE di spostarti in Romania/Vietman etc. e guadagnare uno sproposito giocando sulla differenza di stipendio/costo della vita?

Sarà sufficiente che siano ovviamente competenti per quanto riguarda il lavoro da svolgere e che parlino (un minimo?) di italiano. 

Ecco... e' questo il punto. Di nuovo: tutti vogliono la meritocrazia, fino a che non tocca loro.

-- Davide Bianchi

Anonymous coward 42

@ Davide Bianchi Di Anonymous coward 42 postato il 03/12/2020 13:22

Che cosa impedisce a TE di spostarti in Romania/Vietman etc. e guadagnare uno sproposito giocando sulla differenza di stipendio/costo della vita?

Il fattore lingua e il fatto che in tutti i paesi del mondo - Italia esclusa - non basti bussare per entrare e viverci.

 

-- Anonymous coward 42

Anonymous coward

@ Anonymous coward 42 Di Anonymous coward postato il 04/12/2020 09:53

Dalla mia personale espereinza (magari soggettiva, ma abbastanza ampia): conosco gente un po' ovunque nel mondo (Germania, Lettonia/Estonia, Asia) che e' andata a lavorare in quei posti senza parlare la lingua.

Generalmente (anche la chiusissima USA di Trump) se hai un lavoro quasi nessuno ti fa problemi per vivere in un paese con un permesso di soggiorno legato al lavoro. Ovviamente non ovunque nel mondo.

Il problema della lingua lo capisco se vuoi diventare locale coi locali, ma ai fini del lavoro globale inglese basta et avanza. Ci sono tantissime comunita; al mondo da sempre che sono rimaste impermeabili alla cultura locale. Non che sia buono, lo trovo abbastanza triste personalmente, ma almeno dimostra che é fattibile. Molta gente si sposta apposta dove puo' massimizzare il suo guadagno per un tempo piu' o meno breve.

In Italia (come in Europa tutta penso) se sei extra europeo hai bisogno di un permesso di soggiorno, un amico americano ha avuto grossi problemi per questo. Questo al netto di considerazioni critiche sul governo che non faccio.

Che cosa impedisce a TE di spostarti in Romania/Vietman etc. e guadagnare uno sproposito giocando sulla differenza di stipendio/costo della vita?

Il fattore lingua e il fatto che in tutti i paesi del mondo - Italia esclusa - non basti bussare per entrare e viverci.

 

 

 

-- Anonymous coward

Anonymous coward

@ Anonymous coward Di Anonymous coward postato il 08/12/2020 16:58

Il problema della lingua lo capisco se vuoi diventare locale coi locali, ma ai fini del lavoro globale inglese basta et avanza

Ecco, questo e' quello che pensa un collega che abbiamo da circa sei mesi...

E' in Germania da tre anni e praticamente il suo tedesco e' nullo. E io mi sono beccato del "Nazista" perche' gli ho detto chiaramente che, dopo tre anni che e' in Germania, io mi rifiuto categoricamente di parlare inglese con lui. E mi sono pure beccato un'ammonizione (o come si dice in Italiano) dal mio capo perche' mi sono rifiutato di parlargli in inglese...

Scusa, saro' telebano, ma io ritengo che sia solo un segno di rispetto nei confronti di quelli che abitano nel paese che ti accoglie, imparare la lingua. Come ce l'ho fatta io e praticamente tutti quelli che conosco (lui e' veramente l'unico a non averlo fatto), possono farcela anche gli altri.

Che poi al mercato non e' che riesci sempre a parlare inglese, eh? Ti voglio vedere dalla venditrice pluriottuagenaria che ti vende i pomodori se riesci a farti capire in inglese...

Saluti

Luca

-- Anonymous coward

KidPix

@ Anonymous coward Di KidPix postato il 10/12/2020 11:58

Ma guarda che sono d'accordisismo con te!

Se leggi la frase dopo "Non che sia buono, lo trovo abbastanza triste personalmente, ma almeno dimostra che é fattibile."



Prendi i Gastarbeiter, che avevano fatto a malapena le elementari e sono riusciti a farsi una vita in qui Germania.



Il mio punto era che é possibile farlo, non che sia meglio. Io ho avuto lo stesso trattamento da un collega italiano e ne sono grato.

Ho incontrato una marea di persone che pensano "A Berlino con l'inglese sei a posto!" (non solo italiani). Per poi chiedere chi gli va a fare da traduttore quando vanno all'anagrafe/banca/etc.

 

Il problema della lingua lo capisco se vuoi diventare locale coi locali, ma ai fini del lavoro globale inglese basta et avanza

Ecco, questo e' quello che pensa un collega che abbiamo da circa sei mesi...

E' in Germania da tre anni e praticamente il suo tedesco e' nullo. E io mi sono beccato del "Nazista" perche' gli ho detto chiaramente che, dopo tre anni che e' in Germania, io mi rifiuto categoricamente di parlare inglese con lui. E mi sono pure beccato un'ammonizione (o come si dice in Italiano) dal mio capo perche' mi sono rifiutato di parlargli in inglese...

Scusa, saro' telebano, ma io ritengo che sia solo un segno di rispetto nei confronti di quelli che abitano nel paese che ti accoglie, imparare la lingua. Come ce l'ho fatta io e praticamente tutti quelli che conosco (lui e' veramente l'unico a non averlo fatto), possono farcela anche gli altri.

Che poi al mercato non e' che riesci sempre a parlare inglese, eh? Ti voglio vedere dalla venditrice pluriottuagenaria che ti vende i pomodori se riesci a farti capire in inglese...

Saluti

Luca

 

 

-- --
At first, I saw mountains as mountains and rivers as rivers.
Then, I saw mountains were not mountains and rivers were not rivers.
Finally, I see mountains again as mountains, and rivers again as rivers.
Zen saying

Anonymous coward

Di Anonymous coward postato il 10/12/2020 01:36

Ordunque,

 

Sono tra i fortunati che possono lavorare da casa. Avrei potuto anche negli ultimi 30 anni sennonché, tu guarda, non si poteva, perché il capo, capetto o cliente di turno voleva guardare la tua schiena mentre lavor(av)i.

 

 È  arrivata la pandemia, e all'improvviso lavorare da casa è diventato nel mio settore l'unico modo di lavorare. Adesso lavoro anche più di prima, ma se devo andare in bagno 1)non lo trovo sporco 2)non lo trovo occupato 3)non devo aspettare che il collega (il capo, io cliente) abbia finito di fare il suo pippone sul fatto che devo impegnarmi di più, che il lavoro è urgente, che servono "solo piccole modifiche" o che lui è bravissimo e mi vuole tanto bene basta che abbia finito per martedì scorso sennò mi licenzia...Inoltre mangio a casa, che vuol dire che mi preparo quello cge voglio, cibo comprato al supermercato o dal macellaio o dal fruttivendolo, e non spendo più 10/15 euro per un piatto di pasta cotta sempre un po' troppo, un tozzo di pane, un bicchiere d'acqua e un caffè (anche doppio, che sennò poi non produci abbastanza). Sì, da un paio d'anni andavo e tornavo in bici (una trentina di km, niente di che, ma con 20 kg appresso tra strumentazione, cambio d'abito, muta da sub caso pioggia, kit per riparare il mezzo, catene e lucchetti multipli per ritrovare la bici alla sera...). Ora devo svegliarmi presto come allora per fare un giro di salute prima di iniziare il lavoro (che la sera c'è rischio di incappare nel coprifuoco), però anche avendo a casa una famiglia, sono molto più sereno che in ufficio dove, tra telefoni, narcisi, sboroni (ma anche esseri umani che devono scambiarsi informazioni necessarie), non c'è pace mai - che le stanze sono per i capi, noi comuni mortali si sta in un openspace (tant'è che tutti, ma proprio tutti, prima o poi tirano fuori delle cuffiette per frapporre una barriera melodica all'inquinamento acustico).  Chiarisco che: l'azienda non mi paga né di più né di meno, non mi ha fornito altro oltreché la stessa dotazione con la quale lavoro in ufficio in sede o dal cliente (pc e telefono aziendale e pedalare - ma la bici è mia eh?!), da casa l'internet, la corrente, il riscaldamento, la sedia è a carico mio, e mie sono le finestre, che apro e chiudo come aggrada a me e non al collega più grosso o più capo. Insomma, spiace per il ristoratore, ma potessi, io in home working ci resterei per il resto della mia vita lavorativa. Peccato che non durerà: in realtà non scelgo io, ma il capetto o il capo o il cliente di turno che, più spesso che no, trova la sua ragione di esistere nell'avere intorno wualcuno che lo intrattenga, scatti allo schiocco delle sue dita, gli dica sempre di sì e gli tenga compagnia a pranzo, che a stare da solo si annoia...  Che poi diciamolo: non è il fatto che enne persone lavorino da casa ad ammazzare davvero l'economia, ma il fatto che la mobilità era stata impedita. Che di colleghi (consulenti) lavoratori da casa che a pranzo andavano al ristorante lo stesso ne ho avuti tanti, così come ne ho avuti che si portavano comunque il cibo da casa (fatto anch'io quando le condizioni dell'ufficio lo permettevano), e dunque quelli? Criminali che affossano la ristorazione? Beh, tu dammi un rimborso spese anziché un buono pasto da 6 euro, poi vedi che al ristorante ci vado pure io anche stando a casa. Insomma, capisco chi preferisce l'ufficio avendo magari una situazione familiare complicata o essendo totalmente solo, però non sarebbe una cosa brutta se si potesse davvero scegliere, tipo che se invece c'è chi in famiglia male non sta, gli strumenti ce li ha e ha pure una vita altra rispetto ai colleghi da importunare, perché non dovrebbe lavorare da casa ed evitare di incontrare per forza tutti quei disagiati che non vedono l'ora di sfogarsi con lui?

 

-- Anonymous coward

Matteo Fracassetti

Di Matteo Fracassetti postato il 20/12/2020 03:50

 Io lavoro per una società IT e già prima avevamo dei servizi di reperibilità h24 quindi eravano già attrezzati per lavorare da remoto anche se la situazione attuale ha cambiato tutto per tutti.

 Io mi sono organizzato abbastanza bene ma da Marzo lavoro in garage mentre lascio la scrivania di casa a mia moglie: Questo permette di non essere appicciati h24 (che alla lunga potrebbe diventare faticoso), di non darci fastidio a vicenda durante le call/telefonate di lavoro durante il giorno e comunque a me di mantenere una certa routine "esco di casa/torno a casa". Lei invece sta iniziando a risentire un po' del fatto di non uscire davvero mai di casa e di non avere più rapporti diretti con i colleghi...

 Ci sono molti fattori da tenere in considerazione (economici propri e dell'indotto, ambientali, sociali, organizzativi, relazionali...) e probabilmente non c'è una soluzione sola che possa andare bene per tutti perchè troppi sono i fattori individuali che possono determinare o meno l'opportunità di lavorare in "smart" o comunque senza il vincolo della presenza in ufficio. Sarebbe sicuramente interessante che venisse lasciata al lavoratore la possibilità di scegliere, in base alla propria situazione personale.

 Mi sembra quindi assurdo imporre una "tassa" su chi faccia una scelta o l'altra perchè sia che si scelga di lavorare in presenza o da remoto ci sarà sicuramente qualcuno che, a parità di condizione, ci guadagna o ci rimette in base alla situazione personale. Per tornare solo all'esempio del report, con la stessa logica dovremmo tassare chi si porta il pranzo da casa...

-- Matteo Fracassetti

39 messaggi this document does not accept new posts

Precedente Successivo


Il presente sito e' frutto del sudore della mia fronte (e delle mie dita), se siete interessati a ripubblicare uno degli articoli, documenti o qualunque altra cosa presente in questo sito per cortesia datemene comunicazione (o all'autore dell'articolo se non sono io), cosi' il giorno che faccio delle aggiunte potro' avvisarvi e magari mandarvi il testo aggiornato.


Questo sito era composto con VIM, ora e' composto con VIM ed il famosissimo CMS FdT.

Questo sito non e' ottimizzato per la visione con nessun browser particolare, ne' richiede l'uso di font particolari o risoluzioni speciali. Siete liberi di vederlo come vi pare e piace, o come disse qualcuno: "Finalmente uno dei POCHI siti che ancora funzionano con IE5 dentro Windows 3.1".

Web Interoperability Pleadge Support This Project
Powered By Gojira